Detto, fatto

 

(Sulle porte dei frigoriferi si leggono spesso dei buoni consigli)

***

Promemoria da attaccare alla porta del frigorifero

All’ora del tramonto in cima alla collina
fa’ attenzione a come le ortiche e i frassini
resistono alla stagione secca

parla con i viaggiatori ed esamina le loro lettere
entra in contatto con le navi costiere
di passaggio verso mercati lontani
esamina l’abbaiare del cane e le impronte del cavallo

insegui a perdifiato la nuvola
e quando di lei resterà solo un colore
non cessi di meravigliarti la sua volontà
di ricominciare ogni volta di nuovo

le folle si trastullano
con i miracoli che accadono
nei libri contabili
tu cerca al contrario
stelle distinte
che trascinino sobbalzando
il peso del tuo aratro

José Tolentino  Mendonça, da Estranei alla Terra, traduzione di Teresa Bartolomei, in “Poesia”, n. 20, anno IV, luglio/agosto 2023, Crocetti Editore

°ascoltando Fabrizio Paterlini – Follow the Cloudshttps://www.youtube.com/watch?v=Ovc_x4SOWk0

(Arrancando)

Dove cerchi la tua poesia? Dove cerchi la tua musica?

***

Da tempo la vita mi ha insegnato
che musica e poesia
sono al mondo le cose più belle
che la vita può darci.
Oltre all’amore, ovviamente.
In una vecchia crestomazia
stampata all’epoca dell’Imperalregia Libreria,
nell’epoca in cui viveva Vrchlicky,
cercai una trattazione di poetica
e stili di poesia.
Poi misi una rosellina in un bicchiere,
accesi una candela
e cominciai a scrivere i primi versi miei.
Divampi pure la fiamma di parole
e arda,
magari mi bruci le dita!
Una sorprendente metafora val più
che anello d’oro al dito.
Ma nemmeno il Rimario di Puchmajer
a niente mi servì.
Invano raccolsi i pensieri
e spasmodicamente chiusi gli occhi
per udire il primo meraviglioso verso.
Nell’oscurità invece di parole
scorsi un sorriso di donna e una chioma
svolazzante nel vento.
Fu il mio destino.
Dietro di lui ho arrancato
senza respiro per tutta la vita.

 Jaroslav Seifert   (Praga, 1901 – 1986), da Le opere, traduzione di M. Leskovjan – F. Della Seta, Utet, 1987

°ascoltando Lucio Dalla – Tu Parlavi Una Lingua Meravigliosa 

“In pendio”

 

Va bene, sto invecchiando, però non perderò mai…
(ognuno continui la frase con ciò che sente di non poter mai perdere)

***

 

Che bello sapere di non essere più giovane,
mi succede di dirmi
nei pochi momenti in cui
mi ricordo
di non essere più giovane.

Si tratta di quei momenti in cui
scivolo come su una buccia di banana
sul marciapiede ricoperto dalla melma del futuro
e presa dalla disperazione vorrei fermarmi,
perché tutto è incomprensibile se non accetto l’idea che la strada
è sempre più pericolosamente in pendio.

Ana Blandiana (Timișoara, 1942)
da
La mia patria A4- Nuove poesie
Traduzione di Mauro Barindi

°ascoltando Paul Simon – Still Crazy After All These Yearshttps://www.youtube.com/watch?v=Q5Eoax6I-O4&t=36s

4 e mezzo (ma c’è margine di miglioramento)

 

Da 1 a 10, quanto riesci a guardare (e affrontare) gli eventi della vita con lucidità?

***

 

Gaslighting (anche la vita può manipolarti)

certa d’averlo intravisto
un grumo tondo di tranquillità:

mi sembravano segnali evidenti,
meno frequenti gli incubi
più ordinati i battiti e più luce
alla mattina, e invece
e invece
manipolata dagli eventi
non so se incedere o arretrare

le mie rosee visioni erano soltanto visioni?

©IreneMarchi2023

 

°ascoltando Dream Theater – Dystopian Overture – https://www.youtube.com/watch?v=VUayZvdXCaw

Gli strumenti della vita

Quale strumento suona, la vita, nei momenti belli?

Il buon momento

(…)

Tocca la vita le sue palme
e suona i suoi strumenti.
Forse incendia la sua musica
solo per farci dimenticare.
Ma ci sono cose che non muoiono
e altre che mai vissero.
E ce ne sono che riempiono tutto
il nostro universo.

E non è possibile
liberarsi dal ricordo.

***
El buen momento
(…)
Toca la vida sus palmas
y tañe sus instrumentos.
Acaso encienda su música
sólo para que olvidemos.
Pero hay cosas que no mueren
y otras que nunca vivieron.
Y las hay que llenan todo
nuestro universo.

Y no es posible librarse
de su recuerdo.

José Hierro (Madrid, 2002-2022), da Alegría (1947), traduzione da Poesie scelte, a cura di Alessandro Ghignoli, Donzelli, 2004

° ascoltando Gioacchino Rossini – La Danza – Tarantella Napoletana
https://www.youtube.com/watch?v=0GXaip_Gtqw&list=TLPQMTIwNTIwMjOpU-SfmsXR7w&index=1

Come stai? (Come stiamo?)

E come stai?
Domanda inutile… stai come me… ma rispondere non è possibile,  no, rispondere non è possibile… (mi perdonino Mogol e Battisti se ho decontestualizzato e modificato qualche passaggio di una loro canzone). E rispondere (veramente) non è possibile perché comunque o non diciamo mai tutta la verità o, se la diciamo, (quasi) nessuno ci sta (veramente) a sentire.
In ogni caso sono annate difficili.

***

Annate difficili

come stai, come stiamo?
stiamo come le mani,
sporche di vita
le mani, le nostre,
sotto filari di ore
l e    n     t         e
ma sempretroppoveloci,
a raccogliere
i pochi chicchi
di un aspro più pacato

Irene Marchi, da Dimmi come stai, Cicorivolta Editore, 2022

 

°ascoltando Justin Johnson – Lost in the Storm – https://www.youtube.com/watch?v=uCQpGTXxTeY&t=23s

Cose che si imparano (3)

 

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Cose che si imparano (nel bene e nel male)

***

 

Ho imparato che qualsiasi cosa accada,
o per quanto l’oggi sembri insopportabilmente brutto,
la vita va sempre avanti e il domani sarà migliore.
Ho imparato che si può capire molto di una persona dalla maniera in cui affronta queste tre cose: una giornata piovosa, la perdita del bagaglio, l’intrico delle luci dell’albero di Natale.
Ho imparato, indipendentemente dal rapporto che abbiamo coi nostri genitori, che ci mancheranno quando saranno usciti dalla nostra vita.
Ho imparato che il semplice sopravvivere è diverso da vivere.
Ho imparato che la vita qualche volta consente una seconda chance.
Ho imparato che non si può affrontare la vita con i guantoni da baseball su entrambe le mani: si ha sempre bisogno di gettare qualcosa dietro le spalle.
Ho imparato che ogni volta che prendo una decisione col cuore, generalmente faccio la scelta giusta.
Ho imparato che anche quando ho delle sofferenze non devo essere una sofferenza.
Ho imparato che ogni giorno si dovrebbe uscire ed avere contatti con qualcuno.
Le persone gradiscono molto un abbraccio, o anche semplicemente una pacca sulle spalle.
Ho imparato che ho ancora molto da imparare.
Ho imparato che le persone dimenticheranno quanto hai detto, dimenticheranno quanto hai fatto,
ma non dimenticheranno mai come le hai fatte sentire.

Maya Angelou (St. Louis, Missouri, 1928-2014), traduzione dell’intervista tratta da “Oprah Winfrey show”,  1998

°ascoltando The Cardigans – Live And Learn https://www.youtube.com/watch?v=W2WNYjfvktw

(Per altre cose che si possono imparare: qui e qui)

Impossibili da inventare

Se non ci fossero,
certe cose bisognerebbe assolutamente inventarle
(ma probabilmente non ci riusciremmo).
***

Il semplice che è difficile da inventare

Nulla contro il microprocessore,
ma senza l’acqua
come ce la caveremmo?
Che cos’è mai una sonda su Giove
al confronto del cervello di una mosca?
Come si affannano
questi topi di laboratorio intorno ai cloni!
Però scopare è ben meglio.
E il dente di leone –
come sa farlo: lieta,
inarrivabile eleganza!
Mai nella vita,
cari premi Nobel,
ammettetelo, su,
avreste inventato una cosa simile.

Hans Magnus Enzensberger, da Più leggeri dell’aria, Einaudi, traduzione di Anna Maria Carpi

°ascoltando Gorillaz- Simplicity – https://www.youtube.com/watch?v=8U78TGcK6Gw

Tornare a scorrere (fuori tema n. 24)

scorrere

Di solito si è spugna senza sapere di esserlo.
Scoprire di essere stati spugna per buona parte della propria vita è doloroso perché la consapevolezza dà vita a uno stravolgimento profondo.

Ma si tratta di guarire e tornare a scorrere.

***

Sono stata spugna.
Per molti anni, quasi tutta la giovinezza, appena incontravo qualcuno, ero spugna.
L’avevo imparato nell’infanzia. Stai lì e assorbi tutto.
Non so come, ma quando si incontra una spugna, gli altri si sentono invitati a parlare moltissimo. Quando poi se ne andavano, ero stanchissima e opaca, completamente
senza riflesso. Certe volte andavo a dormire raggomitolata sotto il piumino e quando provavano a svegliarmi mi lamentavo e mi ci avvolgevo ancora più stretta, come in un bozzolo. Quando una volta finalmente mi chiesero: «Ma cos’hai? Sei malata?» Risposi
solo: «Ho visto gente». E allora compresi che era ora di finirla.
Per un po’ mi chiusi a riccio: non volevo più vedere nessuno.
Poi, dopo anni di India, di tecniche di meditazione e di approdo a comprendere che stare con il respiro non è una tecnica ma una storia d’amore, mi sono tramutata, piano piano, con lenta costruzione, in fontana.
Posso ancora ascoltare, ma solo finché c’è acqua che scorre e la fontana non trabocca. Ma soprattutto, la fontana è lì a disposizione, chi vuole ci va a bere e lei non assorbe niente, scorre. Il cuore non è spugna, è fontana.

Chandra Livia Candiani, da Questo immenso non sapere, Einaudi

°ascoltando Ludovico Einaudi- Waterwayshttps://www.youtube.com/watch?v=f01DFAfNKXI

 

(Qui, per leggere altri Fuori Tema)

Cambiare idea

Hai mai avuto un cambio di idea assolutamente “salvifico”?

***

 

Ho cambiato idea

la luce che adesso si distende,
bianca, sui rami di quella betulla
è così dolce, non voglio lasciare
muti sulla terra viva i miei battiti
non voglio dormire – muschio
verde all’ombra del vento che ride –

adesso no, non voglio più morire

Irene Marchi, da  Dimmi come stai, Cicorivolta Editore, 2022

°ascoltando  Ezio Bosso – Sixth Breath, The Last Breathhttps://www.youtube.com/watch?v=RFR9H9hr42w