Vite parallele

the other side

Ti capita mai di perderti in un’altra versione della realtà?

L’altra versione

L’altra versione è quella che scrivo nei sogni,
una voce che trattiene le parole
ripetendole
come un verso di Robert Desnos:
HO TANTO SOGNATO CON TE CHE PERDI LA TUA REALTÀ.

L’altra versione sei tu, furtiva,
quando i tuoi giorni mi passano accanto senza fermarsi,
quando il vento sparge

i tuoi capelli sulla mia memoria.

***

La otra versión

La otra versión es la que escribo en sueños,
una voz que la letra retiene
repitiéndola
como una línea de Robert Desnos:
TANTO SOÑÉ CONTIGO QUE PIERDES TU REALIDAD.

La otra versión eres tú, sigilosa,
cuando tus días pasan de largo a mi lado,
cuando el viento derrama
tu cabellera sobre mi memoria.

Pedro Lastra (Quillota, 1932), fonte:
https://revistasinvestigacion.unmsm.edu.pe/index.php/letras/article/view/8191/7143 

 
°ascoltando August Wilhelmsson – Dreams of Another Reality –
 https://www.youtube.com/watch?v=CXrtNFvTjCM

 

Niente paura!

let's dance

(a modo tuo, continua a ballare)

 

Rassicurazione

avere la testa tra le nuvole
mi ha salvato tante, tante volte
dal cadere male nella realtà
mi ha insegnato a respirare,
a parlare e ora riconosco
chi ha fili leggeri di nuvola
tra i capelli. A chi riderella
o ci dà per spacciati dico – seria –
su, state tranquilli, a modo nostro
sappiamo camminare sulla terra
perché siamo in mezzo alla nebbia, sì,
ma ci vediamo benissimo

Irene Marchi, da Dimmi come stai, Cicorivolta Editore, 2022

°ascoltando    Canzoniere Grecanico Salentino – Nu te fermarehttps://www.youtube.com/watch?v=E-IfNJyxA8w

Questione di navigatori

Ti succede mai di avvertire un dolore, ma di non saper capire esattamente in quale parte del corpo stia quel dolore? Ti capita mai di sentirti più sbagliat* del solito?

Ti capita mai di maledire il tuo navigatore satellitare?
(Ricalcola…)

***

Mi fa male la realtà
sale in nebbiose volute
fino alla gola
dove forma uno stagno
nascosto nel fitto
e suoni di nostalgia
chiamano forte mamma
in un’altra lingua
geroglifico ignoto
a cui nessuno può rispondere,
sta scritto nei sassi sul fondo
nelle erbe volteggianti, nei disegni
sulla pelle dei pesci, sta
scritto vieni a prendermi, per mano
dimmelo che ho sbagliato tutto,
direzione
orientamento, pianeta.

Chandra Livia Candiani, da Testimoni glaciali, in La domanda della sete 2016-2020, Einaudi, 2020

Stelle e fango

Sono molto d’accordo con questa definizione data alla (indefinibile) poesia.
Tu che ne pensi?

La poesia non ha bisogno
della prima pagina dei quotidiani,
né di battiti di mani: non è il sogno
della cronaca. Preferisce radure,
vecchi campanili e marine.
La poesia è una baraccopoli
nella quale cadono le stelle
e nessuno ci fa caso.

Dante Maffia (Roseto Capo Spulico, 1946), da Al macero dell’invisibile, Passigli, 2006

 

Esercizi di stile

bottoni tanti bei bottoni

Lo scrittore francese Raymond Queneau, in Exercices de style (Esercizi di stile,  pubblicati in prima edizione nel 1947),  scrisse novantanove versioni stilistiche differenti di uno stesso semplice episodio di vita quotidiana. Uno stesso fatto viene quindi rivisitato in novantanove modi differenti, ma l’episodio raccontato è comunque sempre lo stesso.

E questo, in fondo, non succede anche a noi, qualche volta? Non ti capita mai, infatti, di raccontarti  in modo diverso – va bene, sì, non proprio in novantanove modi diversi!– un fatto che ti riguarda e che proprio non ti piace ma, comunque tu lo rigiri e te lo racconti, quel fatto rimane sempre tale e quale? A me sì, è capitato: nonostante l’esercizio di stile, determinati fatti non sono cambiati per nulla…

Notazioni

      Sulla S, in un’ora di traffico. Un tipo di circa ventisei anni, cappello floscio con una cordicella al posto del nastro, collo troppo lungo, come se glielo avessero tirato. La gente scende. Il tizio in questione si arrabbia con un vicino. Gli rimprovera di spingerlo ogni volta che passa qualcuno. Tono lamentoso, con pretese di cattiveria. Non appena vede un posto libero, vi si butta. Due ore più tardi lo incontro alla Cour de Rome, davanti alla Gare Saint-Lazare. È con un amico che gli dice: «Dovresti far mettere un bottone in più al soprabito». Gli fa vedere dove (alla sciancratura) e perché.

Metaforicamente

  Nel cuore del giorno, gettato in un mucchio di sardine passeggere d’un coleottero dalla grossa corazza biancastra, un pollastro dal gran collo spiumato, di colpo arringò la più placida di quelle, e il suo linguaggio si librò nell’aria, umido di protesta. Poi, attirato da un vuoto, il volatile vi si precipitò. In un triste deserto urbano lo rividi il giorno stesso, che si faceva smoccicar l’arroganza da un qualunque bottone.

      

Modern Style

     Okey baby, se vuoi proprio saperlo. Mezzogiorno, autobus, in mezzo a una banda di rammolliti. Il più rammollito, una specie di suonato con un collo da strangolare con la cordicella che aveva intorno alla berretta. Un floscio incapace anche di fare il palo, che nel pigia-pigia, invece di dar di gomito e di tacco come un duro, piagnucola sul muso a un altro duro che dava di acceleratore sui suoi scarpini – tipi da colpire subito sotto la cintura e poi via, nel bidone della spazzatura. Baby, ti ho abituata male, ma ci sono anche ometti di questo tipo, beata te che non lo sai.
      Okey, il nostro fiuta l’uppercut e si butta a sbavare su un posto per mutilati, perché un altro rammollito se l’era filata come se arrivasse la Madama.
      Finis. Lo rivedo due ore dopo, mentre io tenevo duro sulla bagnarola, e che ti fa il paraplegico? Si fa mettere le mani addosso da un floscio della sua razza, che gli fiata sulla balconata una storia di bottoni su e giù che sembrava Novella Duemila.

 

Versi liberi

      L’autobus
      pieno
      il cuore
      vuoto
      il collo
      lungo
      il nastro
      a treccia
      i piedi
      piatti
      piatti e appiattiti
      il posto
      vuoto
      e l’inatteso incontro alla stazione dai mille fuochi spenti
      di quel cuore, di quel collo, di quel nastro, di quei piedi,
      di quel posto vuoto
      e di quel
      bottone.

Raymond Queneau (Le Havre, 1903-1976), da Esercizi di stile, traduzione di Umberto Eco, Einaudi

ascoltando  Led Zeppelin – The Song Remains the Same https://www.youtube.com/watch?v=dRnKvXqti6M

Giuste o sbagliate?

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Ti fidi delle tue percezioni?

Il giardino

Noi andavamo leggeri
in una notte d’estate
per un fresco giardino?
La tua mano
ho sfiorato o una foglia?
La tua bocca ho baciato
o un frutto umido e dolce?
La tua mano mi salutò tra le piante
o era falce di luna
che tramontava lontano?

Lalla Romano (Demonte [Cuneo], 1906-2001), da Fiore, in Lalla Romano – Opere, vol. 1 (I Meridiani, Mondadori)

♥ ascoltando Kaki King – Doing the Wrong Thing https://www.youtube.com/watch?v=4PaWKB1ubqc

L’evidenza dell’invisibile

René Magritte La firma in bianco (Le blanc-seing), 1965, (olio su tela, 81x65 cm, Washington, National Gallery of Art)

René Magritte
La firma in bianco (Le blanc-seing), 1965, (olio su tela, 81×65 cm, Washington, National Gallery of Art)

Può succedere  che  l’immaginazione ci veda meglio dell’evidenza dei fatti?

Erano così chiare, evidenti le cose
non per la loro autenticità,
ma per eccesso di immaginazione.

Cesare Viviani, da Credere all’invisibile, Einaudi, 2009

*ascoltando  Fleetwood Mac – The Vaudeville Years https://www.youtube.com/watch?v=bv0nEvy3Pok

Come si calcola…

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… come si calcola la superficie di un’area irreale?
(Sogni x Fantasia) : numero iperreale ?

(In ogni caso è un calcolo inutile: qualunque sia la superficie, di solito ci entriamo da soli)

 

Trasgressioni

Mi espando e vivo
illegalmente
in aree che gli altri
non riconoscono reali.
Là mi fermo ed espongo
il mio mondo perseguitato,
là lo riproduco
con amarezza ribelle,
là lo affido
a un sole
senza forma, senza luce,
immobile,
personale.
Là accado.

A volte però
tutto questo s’arresta.
E mi restringo,
a forza rientro
(rassicurante)
nell’area ammessa
e legale,
nell’amarezza terrena.

E mi smentisco.

Kikí Dimulà (Atene, 1931-2020 ), da L’adolescenza dell’oblio, Crocetti, 2000, traduzione di Paola Maria Minucci

*ascoltando Vangelis – Blade Runner Blues https://www.youtube.com/watch?v=ECYLHiXvrBQ

Visioni

perchèdovreipuntodidomanda

Leggere (bene) la realtà non è sempre facilissimo: qualche volta capita che non si riesca a vedere in modo nitido, anzi, a volte rischiamo addirittura di sembrare “visionari”: meglio seguire il suggerimento del poeta, qui sotto…

 

Sto rifacendo la punta al pensiero,
come se il filo fosse logoro
e il segno divenuto opaco.
Gli occhi si consumano come matite
e la sera disegnano sul cervello
figure appena sgrossate e confuse.
Le immagini oscillano e il tratto si fa incerto,
gli oggetti si nascondono:
è come se parlassero per enigmi continui
ed ogni sguardo obbligasse
la mente a tradurre.
La miopia si fa quindi poesia,
dovendosi avvicinare al mondo
per separarlo dalla luce.
Anche il tempo subisce questo rallentamento:
i gesti si perdono, i saluti non vengono colti.
L’unica cosa che si profila nitida
è la prodigiosa difficoltà della visione.

Valerio Magrelli, da Ora serrata retinae, Feltrinelli, 1980

*ascoltando Deep Purple – Blind https://www.youtube.com/watch?v=ePLkI-pPCLo