N di neve

Qual è il tuo ricordo più dolce della neve?

Primo canto della neve

quando venne la neve
la neve portò bianchi glicini
e dolci tortore di farina
quando venne la brina
anima candida luce di luna
quando candì il giorno intorno
e l’oro si fece solo sole
quando la notte si annodò
e nodo e nido furono uno
quando il violino suonò le note
della terra bruna e del mare
quando ritmando e poetando
siamo tornati ad amare
 
Alberto Cappi (Revere, 1940-2009), da Quattro canti, Circolo degli Artisti 2000

°ascoltando Ludovico Einaudi – The Snow Prelude No. 15 https://www.youtube.com/watch?v=1FSugAsFPoA

L di libertà

 

Quanta libertà manca?
***

Quello che manca

libertà
di desideri di scelte di passioni,
libertà di ribellione
contro meccanismi schemi orologi,
li ber tà (rivoluzione?)
di età corpo mente,
l i b e r t à come resistenza
al discount al display al disincanto
libertà di calzini spaiati
di guanti bucati
di colori a contrasto, sia nelle tele
che nell’intreccio delle mani

Irene Marchi, da Dimmi come stai, Cicorivolta Editore, 2022

°ascoltando Crosby, Stills, Nash & Young – Find the Cost of Freedom  https://www.youtube.com/watch?v=GMfvYxK9Zoo

S di stupore

Sono talmente tante le domande che potremmo farci! Risposte non ce ne sono, quindi non resta che continuare a stupirsi.

Stupore

Perché mai a tal punto singolare?
Questa e non quella? E qui che ci sto a fare?
Di martedì? In una casa e non nel nido?
Pelle e non squame? Non foglia, ma viso?
Perché di persona una volta soltanto?
E sulla terra? Con una stella accanto?
Dopo tante ere di non presenza?
Per tutti i tempi e tutti gli ioni?
Per i vibrioni e le costellazioni?
E proprio adesso? Fino all’essenza?
Sola da me e con me? Perché mi chiedo,
non a lato, né a miglia di distanza,
non ieri, né cent’anni addietro, siedo
e guardo un angolo buio della stanza
come, rizzato il capo, sta a guardare
la cosa ringhiante che chiamano cane?

Wislawa Szymborska, da Ogni caso, 1972, traduzione di Pietro Marchesani

°ascoltando Hermanos Gutiérrez – El Bueno Y El Malo https://www.youtube.com/watch?v=3WSFVdQQwhc&t=17s

 

(per altre lettere dell’alfabeto, puoi leggere qui)

D di “dove?”

 

(Dove, dove e dove?)

 

I valzer di Chopin

Con i valzer di Chopin ritorno alla ragazza che un giorno sono stata.
Il giardino splende e magnifico dichiara il trionfo della vita
come ai tempi in cui esistevano le muse
e l’erba nel primo mattino sussurrava.
Nell’immenso cortile della memoria
ascolto preludi
e mi domando dove è rimasta la mia casa
dove la mia ragione d’essere
e dove la mia quiete.

***

Los valses de Chopin

Con los valses de Chopin regreso a la joven que un día fui.
El jardín arde y espléndido declara el triunfo de la vida
como cuando las musas existían
y susurraba la hierba en el amanecer.
En el inmenso patio de la memoria
oigo preludios
y me pregunto dónde quedó mi casa
dónde mi razón de ser
y dónde mi sosiego.

Luz Mary Giraldo (Ibagué, Colombia, 1950), traduzione di Martha Canfield

°ascoltando Chopin – Prelude No. 4 in E minor (Daniil Trifonov) – https://www.youtube.com/watch?v=l1OWaAJdNt0

(altre lettere dell’alfabeto qui: https://lapoesianonsimangia.myblog.it/category/alfabeto/)

N di nonmuoremaichivienericordato

“(…) Muoiono veramente quelli solo
che vai dimenticando (…)”
***

Non dire mai che è morto, non dire
era, faceva. Le tristi parole
non servono che a farlo sprofondare
ancora di più nella terra.
Muoiono veramente quelli solo
che vai dimenticando: a poco a poco
tace la voce che t’innamorò.
Scende sul viso un logorio sfinito
di cenere e penombre. Quella è morte.
Quella è morte davvero e senza alcuna
speranza.

Daria Menicanti (Piacenza, 1914-1995), da Il concerto del grillo – L’opera poetica completa con tutte le poesie inedite, Misesis Edizioni, 2013

°ascoltando Thom Yorke-True Love Waits https://www.youtube.com/watch?v=FbeXo4IJZw4

I di ingenuità

Sì, ma di quale ingenuità?
L’ingenuità un po’ naīf di un disegno a tinte pastello, l’ingenuità dei bambini –richiamata con allegra tenerezza nella poesia che segue– o la nostra stupida ingenuità che solo a ricordarla ci prenderemmo a schiaffi ogni volta?

***

Mi viene in mente quando eri bambina
e per andare dalle zie passavi
in bici accanto alla rete che cinge
i vasti campi dietro il manicomio,
e ogni volta, aggrappato alla rete,
allegramente un pazzo ti gridava
“Bella bionda perché non vieni a letto
con me?”
e tu non ti fermavi,
non rispondevi,
non eri bionda e non avevi
nessuna voglia di andare a dormire.

Giorgio Orelli (Airolo, Canton Ticino, 1921-2013), da Il collo dell’anitra, Grazanti, 2001

 

°ascoltando Cat Stevens – Child for a Day  https://www.youtube.com/watch?v=lS0N0Rm7J6g&t=7s

(Per altre lettere dell’alfabeto: https://lapoesianonsimangia.myblog.it/category/alfabeto/)

C di consapevolezza

Quando siamo vivi, dobbiamo (dovremmo…) accorgercene.

Per l’anniversario della mia morte

Ogni anno senza saperlo ho vissuto il giorno
in cui gli ultimi fuochi mi saluteranno
e il silenzio si preparerà a partire
instancabile viaggiatore
come il raggio di una stella senza luce

allora non mi ritroverò più
nella vita come in un vestito strano
sorpreso dalla terra
e dall’amore di una donna
e dall’impudenza degli uomini
come oggi che scrivo dopo tre giorni di pioggia
sento lo scricciolo cantare e il temporale finire
e m’inchino senza sapere a cosa

W. S. Merwin (New York, 1927-2019), da La biblioteca di Repubblica. Poesia straniera n. 15, traduzione di Andrea Sirotti

(Per altre lettere dell’alfabeto puoi leggere qui)

C di colori

peter keizer olio su tela

Olio su tela di Peter Keizer, da https://www.peterkeizer-art.com/

Scegli il colore che preferisci (e poi balla con questi fiori).

Ronda dei colori

Folle azzurro e folle verde
del lino grezzo e in fiore.
Dondolando i suoi marosi
balla l’azzurro signore.

Quando l’azzurro si sfoglia,
ecco il verde danzatore:
verde-trifoglio, verde-oliva
e il fiero verde-limone.

Ma che bellezza!
Ma che colore!

Rosso tenue e rosso vivo
–rosa e garofano arioso–
quando i verdi se ne vanno,
può esultare vittorioso.

Ballano uno dopo l’altro,
non si sa qual è il migliore,
ma i rossi ballano e infine
bruciano del proprio ardore.

Ma che follia!
Ma che colore!

Quindi il giallo sopraggiunge
forte e acceso di passione,
tutti si fanno da parte
come se fosse Agamennone.

Un po’ umano e un po’ divino
balla il santo scintillante:
gaggie, raspi tutti d’oro
e zafferano volante.

Ma che delirio!
Ma che colore!

E alla fine tutti seguono
il dio sole, quel pavone,
che li accoglie o porta via
come un padre o un ladrone.

Li avevamo qui con noi,
ma hanno perso ormai vigore:
muore la storia del mondo
quando muore il narratore!

Gabriela Mistral (Cile, 1889-1957), da Sillabe di fuoco, Bompiani, traduzione di Matteo Lefèvre

ascoltando Donovan – Colours https://www.youtube.com/watch?v=hoEle04qu_U&feature=emb_title

Alfabeti

Giulia Orecchia da instagram

Illustrazione di Giulia Orecchia, da https://www.instagram.com/giuliaorecchia/

L’alfabeto fossile sa più cose (giuste) di quello umano

Alfabeto fossile

il fossile trovato non racconta
che i miei occhi azzurri guardano oltre i tuoi occhi
che i tuoi occhi neri si distolgono dai miei occhi
che il mio avambraccio bianco non riposa
semplicemente accanto al tuo avambraccio nero
che i miei capelli lisci dormono accanto ai tuoi capelli crespi

il fossile tuttavia racconta fino all’’ultima vertebra
che la costa continuò dolorosamente a chiamare
il continente di cui un tempo fu parte
che il fynbos* singhiozzò forte per gli amici strappati
che le rocce rugginose della costa agognarono per il fratello di sangue
scivolato alla deriva

ma il fossile sa che un tempo tutto era congiunto
che abbiamo aperto i nostri cuori l’’uno all’’altra
soltanto noi non sappiamo
perché ora ci tratteniamo in questa spietata unità
e con tanta furiosa avversione

*Fynbos fine bush, la tipica macchia del Sudafrica

Antjie Krog (Kroonstad, Sudafrica, 1952), traduzione Renate Kuen (fonte: http://archivio.el-ghibli.org/index.php.html El Ghibli – Rivista Online della letteratura della migrazione)

 

P di parole (sincere)

bags

Pane? Arance? No: parole. Da conservare (possibilmente).

 

Non partire senza lasciare una
sporta di parole per chi resta.
Dire ‘questa è per la mattina
quest’altra invece per la sera’.
Lasciare una sporta a parte
per chi la notte nel buio si dispera.
 
 Andrea Bajani, da Promemoria, Einaudi, 2017

(per altre lettere dell’alfabeto, qui: https://lapoesianonsimangia.myblog.it/category/alfabeto/)